A scuola con Nino Ferrara

Nino FerraraLe domande dei bambini sono sempre molto interessanti. La prima cosa che un bambino chiede incredulo: "Davvero sei uno scrittore?". "Sì, certo – risponde Aantonio Ferrara – ho pubblicato più di 50 libri per ragazzi, alcuni tradotti in diverse lingue!".

"Ma allora – continua il bambino curioso – se sei un vero scrittore: com'è che sei ancora vivo?". Allora Nino (così lo chiamano i suoi amici e quindi i suoi lettori), da buon campano fa gli scongiuri, facendo con le mani il segno delle corna, risponde che non tutti gli scrittori sono defunti ma che la maggior parte è viva e vegeta come lui in quell'istante.

Ecco in genere la sequenza delle domande più ricorrenti "Come fai a scrivere così bene?", "Perché scrivi libri?", "Per chi li scrivi?", "Come fai?", "Da dove parti?"

 

Sono le stesse domande che, in fondo, si trova ad affrontare chiunque decida di scrivere un libro per ragazzi, ed è proprio questo che loro vogliono sapere.

Antonio Ferrara spiega loro che quando si scrive un libro, lo scrittore esprime le sue scoperte, i suoi sogni, i suoi bisogni, le sue speranze, i suoi desideri, le sue paure e le comunica attraverso la finzione del racconto.

Se non ci fosse nello scrittore questo desiderio di comunicare, terrebbe tutto dentro, scriverebbe un proprio manoscritto, posto nel cassetto e non lo farebbe leggere a nessuno. Tanto meno gli verrebbe l'idea di pubblicarlo. Ogni tanto aprirebbe il cassetto, giusto per complimentarsi con sé stesso.

Invece vuole condividere con gli altri i suoi pensieri, specialmente gli scrittori di libri per bambini scelgono di tornare bambini per donare emozioni, risate, spensieratezza a tutti i loro lettori.

Alla fine dell'incontro Antonio, scusate, Nino, ha sfoderato la sua immancabile penna per gli autografi che i bambini hanno chiesto di fare sui suoi libri, su diari e quaderni, contenti di possedere e sfoggiare l'autografo di un vero “divo vivo” del Libro.

Per fare in modo che l’incontro con i libri e con Antonio Ferrara continui anche su queste pagine, sarebbe bello ricevere i commenti dei ragazzi e degli insegnanti che hanno partecipato alle attività.

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"Insegnare a vivere. Si tratta di permettere a ciascuno di sviluppare al meglio la propria individualità e il legame con gli altri ma anche di prepararsi ad affrontare le molteplici incertezze e difficoltà del destino umano".

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